Via dalla prigione

Camminava lentamente per non farsi sentire, doveva trovare una via di fuga.Testava l’ambiente circostante con i polpastrelli, il pavimento era grezzo perché non sentiva il freddo delle mattonelle; anche le pareti non erano levigate perché sentiva, sotto i polpastrelli, i mattoni. La stanza era fredda e umida, c’era odore di muffa. Ancora non aveva trovato una via di fuga ma doveva esserci per forza, doveva avere solo pazienza e tenacia. La benda sugli occhi le dava fastidio e la stringeva così forte che a volte perdeva l’orientamento e cadeva sulle ginocchia.
Anche la fascetta che le teneva legati i polsi dietro la schiena le impediva di essere agile nei movimenti. Aveva provato a togliersi la benda sfregando il volto accanto alla parete di mattoni ma, dal bruciore che aveva sentito, aveva capito di essersi si graffiata solo il viso. Non sapeva se fosse giorno o notte, né da quanto tempo si trovasse lì, non sentiva alcun rumore, solo l’ ululato del vento che le metteva addosso una certa tristezza. Si era appoggiata con le spalle alla parete quando sentì qualcosa muoversi dietro la sua testa. Iniziò a perlustrare lentamente e con attenzione la parete; le sue mani si fermarono su un mattone che non era in fila con gli altri ma leggermente rientrato. Iniziò a muovere freneticamente le mani in quella zona è, nonostante le difficoltà che incontrava, in poco tempo si rese conto di aver tolto alcuni mattoni e di aver aperto un varco. Con timore oltrepassó la soglia e sentí l’aria scompigliarle i capelli e rinfrescarle il viso. Respirò l’aria a pieno polmoni e, nonostante la benda le impedisse di vedere, s’immaginò un bel panorama pieno di verde, forse si trovava su una collina o su una montagna. Quell’immagine la fece sorridere e si sentì ottimista. Fece piccoli passi con le gambe che le tremavano, erano passi insicuri sia perché non vedeva dove mettesse i piedi, sia perché temeva di sbattere il volto in caso di caduta non potendo usare le mani. All’improvviso qualcuno le tolse la benda, non si aspettava il gesto e fu quasi accecata dal sole; si portò d’istinto le braccia al volto per proteggersi da quella luce accecante. Dopo i primi attimi di smarrimento, tornò in sé e mise a fuoco il sul salvatore per ringraziarlo, non immaginava che stava per incontrare il suo aguzzino. Davanti a lei c’era un uomo alto e robusto, calvo ma con un grosso tatuaggio a forma di teschio sul capo. Aveva piercing su quasi tutto il volto, le sopracciglia ricalcate con la matita nera, sulle braccia aveva tagli e bruciature di vario tipo. Era vestito di nero e nella mano destra stringeva un piccone. Fece un sorriso e mostrò i pochi denti marci che aveva. Ebbe un conato di vomito a quella vista, un urlo le morì in gola quando vide il piccone alzato contro di lei. Iniziò a correre senza conoscere il posto, senza sapere dove andare. Si girò per vedere quanta distanza ci fosse tra lei e quel mostro, si accorse che lui le stava dietro e l’aveva quasi raggiunta. Si sentiva stanca, quasi le gambe non la reggevano più e iniziò a diminuire la velocità. Sentí un colpo alla spalla destra e si sentì strattonata; il mostro l’aveva raggiunta e l’aveva bloccata con un colpo di piccone. Cadde sbattendo il volto, per fortuna stava attraversando un campo e la terra aveva attutito la caduta. Il sangue aveva formato una pozza di sangue , il dolore era forte, insopportabile. Senti il freddo del piccone sfiorarle il collo; quell’uomo le faceva pressione col piccone per costringerla a voltarsi e, quando si rese conto della sua resistenza, aumento la pressione sul collo fino a farle mancare il respiro. Fu costretta a voltarsi e a guardarlo. Lo vide soddisfatto mentre alzava il piccone per darle l’ultimo colpo; fu in quel momento che un rumore assordante si intromise tra loro e gli impedì di portare a termine l’omicidio.

Si svegliò all’improvviso e impiegò circa 1 minuto per capire che quel rumore assordante era la sveglia sul comodino. Allungò la mano per spegnerla e si mise seduta sul letto. La sua giornata stava per iniziare, non sarebbe stato un brutto sogno a condionarla; il pensiero del caffè che avrebbe preso a breve le rallegrò il momento e la consigliò ad alzarsi.

The end

Giovanna Viola @GViola16

Immagine presa dal web

Condividi

Leave a comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.