Non ho tempo…

Ora, adesso, in questo momento, attualmente…

Mentre stai leggendo questi avverbi o locuzioni quei momenti non ci sono già più. È tutto passato, perché ora siamo già nel futuro rispetto a quel tempo. Siamo in un altro presente, ma solo per un attimo, perché stiamo entrando nel futuro. E appena dentro lui diventa presente e questo presente è già andato via.

Lo so, vi ho confuso… Insomma, in definitiva, esiste solo ‘il presente’, che dura un attimo, neanche il tempo di viverlo ed è passato, un passato che hai vissuto ma che ora non c’è più.

Ecco, iniziamo da qui un ragionamento semplice semplice. Si fa per dire…

È ormai chiaro, quindi, che il passato è solo la traccia che ha lasciato nella nostra testa un evento avvenuto in una certa situazione. Una persistenza, come quando ascolti una nota, poi un’altra, un’altra ancora e il tuo cervello le mette insieme e ricompone la melodia.

Ecco, i nostri ricordi sono solo la traccia di ciò che è avvenuto. Un evento del tutto personale, una rielaborazione del vissuto; per questo suscettibile di imprecisioni e differenze sia di rappresentazione che d’interpretazione con altri protagonisti dell’evento.

Tutto questo non è per parlare del tempo in generale, argomento sicuramente meglio trattato a partire da Aristotele, passando per Newton e Einstein, non per parlare dello spazio-tempo, teoria fondamentale ma parzialmente superata (anche per ammissione dello stesso genio con i baffi e la zazzera).

Solo per ricordarci che esistono i tempi, non il tempo; non esiste un tempo assoluto ma tanti quanti sono gli universi di riferimento, i mondi, i microcosmi, le situazioni, gli eventi, dal più grande (il Big Bang) al più piccolo (il Tempo di Planck, il più breve intervallo di tempo che la fisica attuale possa determinare e di conseguenza il tempo minimo con cui l’universo può essere misurato dopo il Big Bang).

Per ricordarci che il tempo scorre più lento vicino alle masse (al suolo quindi, rispetto alla cime dell’Everest), diversamente su pianeti e stelle lontanissime, rispetto a quanto avviene da noi, dove un nostro anno può rappresentare un periodo ben diverso e quindi non potremmo telefonare al nostro amico su quell’astro perché, anche eliminando lo scarto dovuto alla trasmissione della voce, mentre noi parliamo il nostro amico sta invecchiando diversamente da noi, probabilmente più in fretta. E mentre ci dice sto bene, nel frattempo è diventato papà, e dopo pochi minuti nonno, e mentre lo salutiamo il bisnipote ci dice che le sue ultime parole sono state non c’è campo (o forse era non c’è scampo, sapete, non si sente benissimo, la linea è disturbata).

Vabbè, ma tutto questo dove porta, se noi viviamo in un tempo in cui il tempo è fondamentale, dove abbiamo imparato a misurarlo con estrema precisione, dove gli orologi hanno meccanismi che annullano l’effetto della gravità e della rotazione della terra su se stessa?

Porta a dirci che il tempo passa, inesorabile, come mutamento più o meno veloce, che nulla è statico, che a volte l’entropia è bassa e ci appare quasi che non succeda nulla, e poi subito dopo c’è una rivoluzione, sia vera che nella nostra vita.

Rivoluzione avvenuta apparentemente senza che ce ne accorgessimo, forse dentro di noi.

Ecco, questo è il punto, il nostro vivere, quello dell’Universo, è in continuo movimento, anche quando ci appare tutto fermo, come quando vediamo un’immagine del suolo di Marte. Solo che i cambiamenti avvengono piano piano, quasi impercettibilmente, ma avvengono, con l’aiuto fondamentale dell’energia che (ci) trasforma e che è irreversibile (si ricompone in altra forma, ma non può farci tornare indietro).

E tutto avviene in spazi piccolissimi, solo ipotizzati, in una combinazione di fattori così numerosi che noi non possiamo cogliere a occhio nudo.

Un po’ come quando una mattina ti svegli e non ti piace più una cosa che fino a ieri gradivi, una persona, un gesto, una pietanza. Nel tempo, chissà quale a questo punto, in noi sono avvenute delle modifiche aiutate dai ricordi del passato che hanno lasciato traccia nelle nostre sinapsi senza che ce ne accorgessimo, e hanno fatto sì che non ci piaccia più andare al cinema ma preferiamo vedere i film in dvd.

Insomma, non possiamo sottrarci al tempo, il tempo opera scelte e ci condiziona, anche se noi non lo sappiamo, non ce ne avvediamo; lui agisce sotto traccia, incide le nostre menti, ci spinge in avanti, perfino sull’orlo del baratro.

Noi poi scegliamo, o almeno crediamo, pensando di essere consapevoli, invece è solo l’energia che ha mutato le forme, ha dato corpo ai pensieri, ci ha spinto verso lidi nuovi.

Beh, abbiamo capito che tutto nasce dall’energia sprigionata dal Big Bang, il nostro nascere, vivere, avere figli, il lavoro, le soddisfazioni, i dolori, la casa, l’automobile e l’amore.

Io ho concluso che l’energia ha generato il nostro mondo, compreso quello delle relazioni che ci circondano, che lo governa; e che quindi noi obbediamo a criteri non ancora del tutto noti, che tracciano la vita, la storia, e se fossimo così bravi da scoprirne i meccanismi minuti, le regole, le variabili, sapremmo perfino dove stiamo andando.

Ma saperlo che gusto ci darebbe?

In fondo la vita non è un continua scoperta, non è spizzare le proprie carte per vedere se abbiamo una mano servita o chiederne altre per fare un bel poker? Non è bella così?

E la vita in fondo cos’è? È solo il passare dei giorni che ci porta a consumarli tutti?

L’importante è consumarli pienamente, perché quando tutto è fermo, apparentemente, tutto sta mutando, anche (in) noi.

Sthepezz (@Conte27513375) per @tantipensieri

(immagine dal web)

 

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