Firenze – by @_iosonome_ on twitter

Firenze, città che profuma d’arte e di storia.
Firenze, culla di poeti, pittori e scultori.
Firenze, città che da qualsiasi angolazione la si guardi non smette mai di meravigliare tant’è bella.
Firenze, la mia città che o la ami o la odi.
Firenze, che da fiorentina non riesco a viverla come vorrei.

I miei nonni paterni abitavano a Firenze e fino all’età di 18 anni, ogni fine settimana prendevo il treno da Prato, scendevo a Santa Maria Novella e procedevo verso il cuore della città, Piazza Duomo, per poi proseguire verso Piazza della Signoria, sede del potere civile e cuore della vita sociale già ai tempi dei Medici. 
I miei nonni abitavano dietro Piazza della Signoria, in un antico palazzo con i soffitti altissimi e quelle finestre che quando ti affacciavi vedevi la vita scorrere. Entrando nell’atrio si respirava la storia e quell’odore di “vissuto” che solo le cose d’altri tempi riescono a trasmetterti.

Nonno mi diceva sempre che l’unico modo per vivere Firenze, lontano dalle orde dei turisti, era passeggiare la mattina all’alba, quando la città ancora dormiva, per questo motivo mi svegliava alle 6 e mi portava a scoprire i luoghi della città che nessuna guida turistica riportava, i luoghi più nascosti ma anche quelli più belli.
Mi affascinavano i suoi racconti sulla Firenze del dopoguerra, quando la città era stata devastata dai bombardamenti e tutti, compreso lui, avevano quella forza di rialzarsi e di guardare al domani e non perché la guerra non dovesse essere dimenticata, ma perché la vita doveva continuare. E’ stato in quei giorni di rinascita che nonno ha conosciuto una ragazza dalla pelle di porcellana e dagli occhi così grigi che, in seguito, sarebbe diventata l’amore della sua vita. 

Nonno mi ha insegnato ad amare storia dell’arte, con lui sono salita sulla cupola del Brunelleschi ed ho ammirato i dipinti di Vasari.
Grazie a lui sono salita sul campanile di Giotto ed ho respirato l’immensità del cielo e la bellezza di Firenze vista dall’alto, quel giorno era come se avessi toccato il cielo con un dito.
Con lui ho visitato per la prima volta gli Uffizi e sono rimasta estasiata davanti alla Primavera di Botticelli e non nego che ho pianto perché non mi sarei mai aspettata che un quadro potesse emozionarmi così tanto.
Con lui ho conosciuto il quartiere di S.Frediano e “La ragazza di Bube”, che ancora oggi rileggo come fosse la prima volta.
Lui mi ha insegnato ad amare l’arte e mi ha fatto capire l’importanza delle parole; lui non aveva studiato, ma era un uomo colto perché sapeva ascoltare. Immagazzinava le informazioni, leggeva e si documentava.
Ecco, oggi mentre camminavo tra le vie di Firenze, ho ripensato a tutto questo, a come il mondo sia andato troppo avanti e noi, che siamo andati avanti con lui, ci siamo dimenticati delle piccole cose.
Ci siamo dimenticati di come sia bello respirare l’immensità del cielo e la vastità del mare.
Ci siamo dimenticati di come sia bello guardare la natura svegliarsi, mutare, rinascere.
Ci siamo dimenticati come possa essere bello riscoprire un libro o semplicemente un film che ha fatto la storia.
Ci siamo dimenticati quanto possa essere bello vedere un tramonto o un’alba.
Ci siamo dimenticati di ascoltare, di amare ma, soprattutto ci siamo dimenticati di quanto sia bello immaginare e sognare…
Ed io, mi sono accorta che non solo stavo dimenticando tutto questo ma, soprattutto, mi ero anche dimenticata di quanto fosse bello assaporare la schiaccia imbottita con la finocchiona dell’antico vinaio,  ammirando lo scorrere dell’Arno dal ponte vecchio.

La porti un bacione a Firenze, nella speranza che il rumore ed i turisti possano, nuovamente, riempire le strade di questa meravigliosa città. La mia città.

Barbara per @tantipensieri

Immagine dell’autrice

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