Il pensiero di Alex: “La fuga dei velluti verdi” di Francesco Targhetta (Alessandra Corbetta/@alex.corbetta)

La fuga dei velluti verdi perché: il tavolo da ping-pong, simbolo di gioco impiantato su estati e adolescenze passate, diventa in Targhetta uno degli oggetti scelti per dare tangibilità e visione concreta di quella provincia che, prima di essere luogo, è tempo e rappresentanza di un modo di essere.  Nonostante una pervasività nostalgica di critica e limite nei confronti di un vissuto comunque ineliminabile, c’è un ancoraggio voluto e una radice mai rinnegata nei versi di Targhetta, capacissimo di mostrare cosa può essere e fare la poesia senza bisogno di fingersi altro, senza dissimulazione, senza nascondimenti, perché ammettere è il primo passo per esistere, nei versi e al di là di loro.

 

Bisogna per forza stiparlo

a costo di rimetterci il collo, l’abbraccio

nostro attorno ai tavoli da ping-pong,

come a sforzare le caviglie e i polsi

sul linoleum dei sedicianni

spersi, i nostri fianchi più sfatti,

i sabati sera avversi, in mezzo

a questa fuga di velluti verdi?

 

Tutto quello che stringi

– non capisci? – lo perdi.

 

La poesia è tratta dalla raccolta Fiaschi (ExCogita Editore 2009)

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