Dalla sponda il dolore è più lontano. @io_marinella

E a quell’ora di notte, mi chiedevo chi ci poteva essere, con chi mai avrei potuto parlare, se non con me stessa.
Allora mi rannicchio in un angolo del divano e mi metto a pensare, o almeno cercare di articolare un pensiero e… non ne so il motivo ma mi viene in mente l’introduzione di ‘Una stanza tutta per sé’. C’è un punto esatto e descritto magistralmente in cui Virginia Woolf, seduta sulle sponde di un fiume, pesca il pensiero dall’acqua, proprio come si potrebbe fare con un pesce, e lo tira lentamente su appoggiandolo sull’erba. È sempre una vera emozione leggere quel passo e i successivi, li trovo splendidi nel loro nitore.
Ma adesso che mi trovo a tu per tu con me stessa sento solo nostalgia. Il problema è che il buio porta alla luce troppi ricordi…Una vagonata che ti passa sopra come un treno.

Accendo la luce per scacciare i ricordi.

È colpa mia?
Ci sono momenti in cui ti senti vacillare… ma sono troppo in alto per cadere.
Laggiù c’è nebbia. Bugie. Istinti repressi. Paure di abbandoni.
Recuperi di tempo e corse al nulla intero… Parole spese senza conoscere di me.
Vorresti urlare “Fate silenzio piccole inutili bocche”!

Mi ricordo di alcuni nostri passi di ballo appena accennati, sulle note di Your Song, e salgono agli occhi le lacrime, erano stati sorrisi, lacrime, silenzi. Un pianto sommesso e silenzioso…
Forse erano solo alcune lacrime o forse non proprio un pianto ma un commosso silenzio.
Un silenzio che aveva opposto a quella richiesta di perdono che gli avrebbe dato allora la sua mano, per sempre. Sì e per sempre quel nastro si sarebbe dovuto svolgere…, per sempre.

Spengo la luce, e aspetto pazientemente che gli occhi si abituino al buio per poter ricominciare a distinguere i contorni della stanza.
Questo cambiamento dalla luce al buio riesce a distrarmi, mi alzo ho voglia di caffè vado in cucina a prepararlo. Prendo la tazzina verde, quella che a lui piaceva molto, verso il caffè e inizio a mescolarlo, a lungo, come lui faceva sempre.
Lo porto in salotto, ritorno sul divano e dopo averlo bevuto automaticamente prendo fra le dita una sigaretta, l’accosto alla bocca e l’accendo, aspirandola con quella sensazione di piacere e voluttà di sempre.
Tutto è passato, mi sento forte, di una forza liquida che mi scorre intorno e i ricordi sono morti …

Dicono che dentro la morte ci fa risorgere e poi troviamo l’orizzonte con l’occhio limpido.
Lucidi costanti coscienti… siamo vivi.

Da quassù è tutto più vero.
Il dolore ti cambia, ti rende potente… O ti uccide.

Se continui a essere vivo peggio per te.

 

Marinella per @tantipensieri

Immagini da web

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