Incontrarsi, di nuovo

Ad agosto è quasi un’impresa trovare una bar aperto, così, quella mattina decido di partire prima da casa per tentare di vedere se trovo qualcosa aperto vicino al posto dove lavoro.
Entro nella prima pasticceria che trovo e oltre all’odore di cornetti appena sfornati vengo catturata da una voce inconfondibile; non alzo nemmeno lo sguardo, so già a chi appartiene quella voce, a Samuele, un mio ex compagno di classe.

Più grande di me di un anno, Samuele era considerato da tutte il bello della scuola.
Capelli castano chiari, con un ciuffo ribelle sulla fronte e due meravigliosi occhi verdi dove ti ci potevi specchiare dentro.
Lui sapeva di essere un bel ragazzo e usava questa sua dote per fare il cascamorto con noi ragazze o per fare l’adulatore con le professoresse.

Le mie compagne di classe erano gelose perché tra di noi si era creata una sorta di alchimia ed oltre ad andare molto d’accordo non perdevamo l’occasione di farci scherzi a vicenda.
Per lui ero l’amica speciale, per me era molto più di speciale ma in quegli anni ero molto timida e non avevo il coraggio di rivelargli i miei sentimenti per paura di perderlo.

Durante l’ultimo anno, il giorno di S. Valentino sotto il banco trovai un piccolo cuore con un bigliettino “dono il mio cuore alla ragazza dagli occhi più belli e più malinconici della scuola”.
Ricordo ancora l’adrenalina che provai leggendo quelle semplici parole ed alla delusione che provai consapevole che quel bigliettino non me lo avesse scritto Samuele.

Dopo la maturità ci perdemmo di vista, ed oggi, dopo 20 anni, eccolo davanti a me, bello come lo ricordavo anche se con qualche filo argento tra i capelli e qualche ruga.

Lo guardo e gli sorrido.

“No, non ci credo, Martina ma sei proprio te? Ma dai che sorpresa, non sei cambiata per niente anzi no, sei più bella.”

“Ciao Samuele, dai non esagerare. Come stai?”

“Bene dai, ho chiesto il trasferimento per stare vicino ai miei, ma hai fretta? Vieni, sediamoci , prendiamo un caffè e parliamo un po'”

E così iniziammo a parlare , come se il tempo non fosse passato, come se tutto si fosse fermato all’ultimo giorno di maturità.
Mi raccontò di lui, della sua carriera e del suo matrimonio fallito; io gli raccontai del mio lavoro, della mia vita e di mio figlio.
Guardai l’orologio, il tempo era passato in fretta, dovevo rientrare.

“Samuele, si è fatto tardi, devo andare. Mi ha fatto piacere rivederti”, gli dissi.

Stavo per alzarmi quando mi prese per un braccio e mi disse ” Il giorno di S. Valentino ricordi? Quel cuore era il mio…”
Rimasi senza parole.
Lui si alzò e abbracciandomi sussurrò…”mi sei mancata, chiamami stasera…”, infilandomi il suo numero in tasca…

 

mbarbie per @tantipensieri

Immagine dal web

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