Paura e giudizio.

Scrivere e cancellare. Va così, ci son giorni in cui nulla è facile e allora sì, scrivi e cancelli, o scrivi e strappi o forse è meglio dire scappi, a volte lo fai per anni.
Vivi seguendo le tue paure, ne sei prigioniero.
Sei ostaggio dei tuoi giudizi e di quelli degli altri, tuo padre e tua madre, prima, gli amici, i tuoi figli, i vicini di casa, i colleghi di lavoro, perfino del lattaio all’angolo.
Credi che ogni tua scelta sia stata fatta in libertà invece era ed è dettata dalla paura.
Quante sono le paure che ancora ti affliggono e quanta paura ancora di quel che sei?

“Quel che faccio o che non faccio
Ciò che sono
Cosa penso e ciò che dico
Quello che dicono di me e quello che sembro
Quello che provo e quello che non provo
Ciò che voglio e ciò che vorrei”

Paura e giudizio.
Non è facile prendere le distanze, è vero, ma come fare ad accettare una realtà che non si è decisa e chiedersi come fare a ignorare tutto quello che si sente dentro.
Ti rendi conto che questa è la tua fantastica gabbia e la chiami Vita.
Sì, paura e giudizio.
Non vuoi perdere la parte più bella di te, e continui a chiederti quante sono le cose non hai fatto per paura del risultato e quante hai evitato di fare, memore di quelli che tu hai considerato “i tuoi fallimenti” oppure carico dei “fallimenti degli altri”?
Se davvero tu avessi potuto solo immaginare una minima parte…
Quante cose ti sei tenuto dentro e non hai mai detto perché tu per primo le hai giudicate sbagliate, maleducate o irriverenti?
Quante volte hai detto di Sì quando volevi dire di No?
Come ogni persona su questa terra vivi paralizzato in questo dramma fino a quando non comincerai a vedere oltre il tuo naso, fino a che non sarai disposto a considerare e ispezionare tutta la polvere che hai nascosto sotto i tappeti di casa, e fino a quando non comincerai a ri-cercare la verità a tutti i costi a guardare in faccia tutte le menzogne che ti racconti, sarai destinato a vivere la vita di un burattino, dove ognuno che passa può tirare i fili.
I fili di un teatrino, fili che non saranno mai in mano tua, tu sul palco insieme ad altri burattini che non riuscirai mai a riconoscere tutti, burattini che recitano un soggetto scritto da altri.
E a un certo punto pensi di avere troppi pesi e che è il momento di scaricarne un po’, di concentrarsi di nuovo sul bello, su ciò che gratifica, che strappa un sorriso, anche se pensi di non farcela, così continui a pensare alle cose tue.
Sì perché non vuoi perdere la parte più bella di te e ora hai bisogno solo di pensieri non inquinati.

 

Marinella per @tantipenseri

foto da web.

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