L’uomo del treno

#tantifinali

Nell’attesa dell’arrivo non ho più pensato a quell’uomo, Venezia era vicina ed io volevo solo tuffarmi tra i suoi anfratti e lasciarmi cullare come ogni volta.

Scattai foto in angoli che già conoscevo ma che avevano sfumature diverse, volti che mi passavano accanto, accenti, mondi sconosciuti, colori caldi e toni freddi. Fermai il tempo e mentre stavo seduta su di un gradino di un ponte non troppo trafficato da passanti, riguardai alcuni attimi immortalati e mi accorsi di un tizio che avevo già visto, fermo contro la parete di un palazzo, la sensazione mi fu strana, come se mi stesse guardando.

Scossi la testa e sorridi tra me e me; ricordai, le sue mani, il viso maturo…quell’uomo sul treno, quello che leggeva la pagina del blog.

Sentii le guance avvampare e automaticamente mi guardai attorno, non vidi nessuno come lui, ma ormai ero lontana dal luogo dello scatto, sarà stato puro caso o qualcuno che gli somigliava parecchio. Me ne andai piano, scesi altri ponti, salii altri gradini, scattai altri particolari, collezionai idee fino a che non arrivò l’ora di riprendere la strada di casa.

Raggiunsi la stazione, il treno era pronto per il rientro, mi accomodai sistemando nella borsa biglietto e macchina fotografica, abbandonai la testa sul sedile e chiusi gli occhi.

Li riaprii solo una volta che il treno si mise in moto.

Davanti a me di nuovo quell’uomo, non poteva essere un caso, era solo uno scherzo singolare o se davvero esisteva: una magia. Sorrisi ma abbassando gli occhi sulle mie ginocchia, come se avessi pensato tra me qualcosa di assurdo.

Non dissi nulla e lui neppure, fino a che non allungò il braccio e mi fece vedere una foto, un paio di sandali e una borsa rossa, era quella scelta per il mio pezzo uscito la sera precedente sul blog.

Mi rivolse solo una frase “fai in modo che la realtà non spenga più i tuoi occhi, illudersi spesso ci porta a star male, ma è meglio essere veri che immaginare e basta!”

Aveva letto il mio pezzo, mi aveva capita e poi si era alzato per raggiungere la porta.

Mi sorrise e mi disse “la prossima volta sono certo scriverai di me” e se ne andò.

 

Debora Alberti per @tantipensieri

Immagine dal web

 

 

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