“Le parole sono preziose, ma più prezioso è il silenzio”
E’ sbagliato considerare il silenzio come un unico concetto, con un significato esclusivo; il silenzio può essere, infatti, d’imbarazzo, di emozione, di tristezza o può semplicemente essere quel tipo di silenzio che subentra nel momento in cui le parole non sono più sufficienti per spiegare. Il silenzio, inteso in questo modo, va amato, apprezzato e va difeso in modo che le parole non possano rovinarlo o disturbarlo e, peggio ancora, in modo che la mente non sia distratta da niente, ma che si concentri solo su quella determinata situazione la cui importanza è messa in evidenza dalla completa dominazione del silenzio.
(cit. da http://www.ainformazione.com )
Il silenzio altro non è che la condizione di relativa o assoluta assenza di suoni, voci o rumori.
Ma siccome noi, uomini e donne, amiamo particolarmente complicarci la vita, cerchiamo da sempre di dare una ragione o quantomeno una spiegazione a quello che è o a quello che crea il silenzio.
Resto in silenzio quando non ho niente da dire, quando il discorso prende una piega banale e scontata tanto che qualsiasi cosa si dica sarebbe solo un inutile spreco di fiato.
Faccio silenzio quando mi rendo conto che con quello che vorrei dire potrei demolire il mio interlocutore, il suo ragionamento e probabilmente anche parte di molte sue convinzioni. Mi chiedo se ne valga la pena. La risposta spesso è un no grande quanto una casa, quindi taccio.
Sono silenzioso quando voglio starmene in pace immerso nei miei pensieri, in quell’angolo arredato solo da tutte quelle cose che mi passano per la testa… Cerco di stare zitto se non conosco un argomento di cui si tratta, questo per svariati motivi, primo fra gatti per evitare di fare figuracce aprendo la bocca e dando fiato alle corde.
Può essere un grande amico il silenzio, ma sa trasformarsi nella peggiore delle bestie, capace di aggredire e logorare senza sosta. Fino allo sfinimento.
Si può stare in ottima compagnia pur restando avvolti da quella condizione di assenza di suoni e voci, e si sente un silenzio terrificante anche al centro di una calca umana rumorosa e casinista.
Ora ad esempio, sono in casa, seduto sul divano, neanche più l’orologio a muro in sala fa rumore, l’ho sostituito con uno che non fa quel maledetto tic tac tic tac… Che quando tutti dormono e arriva finalmente il momento di starmene per i cazzi miei, quel maledetto aggeggio faceva un casino bestia e rompeva il silenzio e vanificava la possibilità di godermelo.
Certe volte si ha un tale bisogno di quella quiete che la ricerchiamo allontanandoci, distaccandoci da tutto ciò che ci circonda per poter, ognuno a modo suo, riprendere il contatto con la realtà e ricaricarci interiormente.
Altre volte rifuggiamo il silenzio con l’estrema necessità di tanto rumore, vociare , musica, rombi di motori, insomma qualsiasi cosa pur di avere casino intorno perché ci convinciamo erroneamente che più casino si ha e si fa e meno si pensa.
Stare in silenzio in certe situazioni denota una grande educazione, una classe fuori dal comune e una pazienza e lungimiranza che in pochi sfortunatamente hanno. In altri casi invece restare in silenzio diventa il simbolo della più bieca omertà, di vigliaccheria e fa capire quanto piccole e insulse siano quelle persone che magari dinanzi ad un’ingiustizia abbassano lo sguardo, tirano dritto e lasciano che a sbrigarsela siano sempre gli altri.
A volte è strategico… È psicologia il restare in silenzio, cosa che porta chi abbiamo di fronte a parlare per colmare il vuoto comunicativo, per trovare una via di fuga, una giustificazione.
Una delle più belle frasi che abbia mai letto sul silenzio è :
“A ogni male ci sono due rimedi: il tempo e il silenzio”.
Alexandre Dumas
@immaginoleggero