Donne e lavoro, riflessioni di una donna

Sono una donna e per fortuna lavoro, sono una donna sposata e lavoro ad oltre 40 km da casa ed inoltre sono una donna e lavoro per una grande azienda, infine sono una donna e, credetemi, non sono trattata come se fossi un uomo.

Qualche anno fa ho partecipato ad un workshop organizzato da donne, seguito da donne e dedicato alle donne ed al loro Valore, parto da questo termine Valore che mi piace molto e provo a darvi qualche personalissimo spunto di riflessione. Dimentichiamoci per un attimo di tutto quello che è stato il femminismo anche se dimenticare è abbastanza complicato e, dimentichiamoci anche di argomenti come quote rosa, leggi dedicate alle donne e tutto quello che la società civile ha fatto dal dopoguerra ad oggi nel lodevole tentativo di mostrare attenzione al mondo femminile, dimentichiamocene perché, in fondo in fondo, molti maschi, non tutti per fortuna, sono smemorati.

Per citare l’ultimo degli smemorati direi che cade a fagiolo Donald Trump, sulle cui dichiarazioni direi si possa tranquillamente esprimere un parere tipo “no comment” e sto.

Vediamo tra gli smemorati più vicini vicini i nostri mariti, compagni, amanti, amici o che dir si voglia, avete notato quante volte gli dobbiamo ricordare che lavoriamo anche noi, arriviamo tardi a casa e magari mettere almeno la tovaglia sarebbe cosa gradita? Chissà perché se ne dimenticano da un giorno all’altro, ovviamente sto estremizzando ma, è pur vero che in tante piccole quotidianità, sono proprio i nostri amati smemomorini, i primi della lista. Al giorno d’oggi in casa ci si aiuta molto di più rispetto al passato eppure ancora qualche ominide se ne esce con frecciatine simpatiche tipo portami il caffè, senza per favore, senza un grazie, senza caffè aggiungo io. Tutto questo solo per dire che a volte proprio non ce la fanno nemmeno loro che ci amano e ci stimano e qui sono seria, a dimenticarsi sia delle buone maniere sia del valore delle donne, le stesse che poi hanno scelto di avere al loro fianco.

Passiamo a note ben più dolenti sul valore delle donne, non che il lavoro famigliare non sia un lavoro, anzi, tutt’altro, ma il lavoro nel senso più stretto del termine, per rendersi conto che siamo molto lontani dal concetto di parità tra uomo e donna. In una grande azienda non ho mai visto una donna ai vertici essere mediocre, mentre di uomini mediocri ai vertici ne ho visti molti ergo, quando vedrò una donna mediocre ai vertici di grandi aziende allora forse avremo raggiunto un risultato. Il rischio di vedere una donna mediocre ai vertici di grandi aziende è però sempre molto sul filo del rasoio, perché altre donne diranno che avrà ottenuto quella posizione con i soliti mezzucci e gli uomini diranno la stessa cosa, poi ci sarà un ristretto numero di persone che penserà che esattamente come merita fiducia un uomo mediocre la merita anche una donna.

Insomma in tutta questa mediocrità ed un pizzico di caccia alle streghe ne esce un quadretto a dir poco sconfortante. Senza star qui a filosofeggiare, vi dico che dai dati che ho potuto recuperare, la rappresentanza femminile ai vertici delle imprese in Italia è bassissima: la cosiddetta leadership femminile vale in Italia un misero 4% e ci posiziona in coda alle classifiche internazionali, staccati anche da Bulgaria e Romania (12%).

Un’evidenza come questa non può che aprire una riflessione sul Valore Effettivo della Meritocrazia e, più specificatamente, su quanto i criteri di valutazione dei talenti femminili siano realmente oggettivi e gender neutral.

Ed infine ricordo che è stato dimostrato più e più volte che una maggiore rappresentanza femminile ai vertici porti, spesso, ad organizzazioni più armoniose, quindi mi viene da concludere che forse in alcune aziende l’armonia non sia un valore aggiunto o meglio che non venga reputato importante tanto da esaminare candidate femminili.

Ad ogni modo e comunque si voglia leggere questa mia riflessione, di un pensiero sono fermamente convinta una donna conosce il suo valore e per assurdo lo conoscono bene anche gli uomini e mi chiedo se non siano proprio gli uomini ad averne paura e le aziende sono fatte da uomini.

Sarà sbagliato ma, a me pare sempre che, sia il povero cane che si morde la codina da solo.

 

Arianna Capodiferro alias @arica72

Era 1988 ed uscì Working Girl oggi diventato un film cult. Negli anni 90, quindi, relativamente pochi anni fa, si inizia a parlare, con questo film di classismo, gender e donne in carriera:

« Ho un cervello per gli affari, e un corpo per il peccato. Ci trovi qualcosa da ridire? »

(Melanie Griffith ammiccando ad Harrison Ford)

 

 

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