Perfettamente (im)perfetta by @_iosonome_ on twitter

Mi fermo davanti ad uno specchio e sorrido.
Sorrido perché c’è stato un periodo in cui non riuscivo a guardarmi, non mi piacevo e più mi osservavo più mi trovavo piena di difetti.
Che poi, a pensarci oggi, non erano difetti ma solo insicurezze, solo che allora non ce la facevo proprio a guardare la mia immagine riflessa e così ho cominciato non solo a detestare tutti gli specchi ma ho anche iniziato ad odiarmi e, mentre imparavo a convivere con questo odio, a poco a poco mi sono dimenticata di me stessa, di quello che ero e di quello che sarei potuta diventare se avessi continuato a non vedermi più. Sarei diventata invisibile e, forse, era proprio così che volevo diventare.
Ero così demoralizzata che sono arrivata al punto di disprezzare “quell’abito” in cui avevo investito tempo e passione; quell’indumento che avevo indossato con orgoglio per tanto tempo non mi stava più bene, non mi faceva stare bene; ha cominciato a stringere, a tirare, lo trovavo scomodo, stretto, corto o troppo lungo. Giorno dopo giorno è iniziata la mia lenta discesa verso l’abisso più profondo, ho incominciato a non soffermarmi più davanti a quegli specchi, mi sono arresa e non ho potuto far altro che adattarmi a questo cambiamento e comprare qualcosa di più largo e, quando non ho avuto più difetti da odiare, ho iniziato a disprezzare quel corpo che non sentivo più mio.
Ho iniziato a cercare scuse, ho iniziato a calcare le scene della mia vita non come protagonista ma come comparsa perché convinta di non essere indispensabile per qualcuno.
Giorno dopo giorno sono andata avanti incurante di tutti quei commenti che venivano fatti alle mie spalle fino a quando una mattina, soffermandomi più del dovuto davanti ad una vetrina, ho visto quello che non avrei mai voluto guardare: una donna stanca.
La verità è che ero andata alla deriva, mi ero persa e non avevo avuto il coraggio di ritrovarmi fino a quando non mi sono resa conto che era giunto il momento di tornare a galla, di tornare ad essere quella che ero non tanto per gli altri quanto per me stessa.
Lo ammetto, è stato un percorso lungo e doloroso, ma necessario. Mi ci sono voluti anni per accettare le mie insicurezze, le mie prosperità e perfino le mie curve.
Si perché poi crescendo si vede e si percepisce tutto in maniera diversa, perfino le imperfezioni. Così scopro che non me ne importa niente di come gli altri mi vedono o di come vorrebbero io fossi.
L’importante è stare bene con sé stessi, volersi bene e non smettere mai di credere in quello che siamo.
E quando trovi la persona che ti ama così per come sei, ti rendi conto che non è poi così difficile specchiarsi e sorridere anche ai propri difetti e capire che è bello essere perfetti nelle proprie imperfezioni.

 

Barbara per @tantipensieri

Immagine dal web

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