Piangere, ridere, amare… by @io_marinella

A volte capita di sentirci catapultati in situazioni inaspettate, coinvolgenti, non le abbiamo mai volute vivere e che ci lasciano smarriti, confusi, a fare i conti con l’irrazionalità del nostro cuore, penso in realtà che le relazioni non si possano controllare, così come non si controlla la vita.

Ci sono momenti così intensi dell’esistenza che, a stento, si ha percezione del mondo esterno e di ciò che accade, momenti in cui comprendi che l’essere esausta non significa essere stanca, ma essere interamente, e senza resto, in ciò che fai. Puoi essere esausta e perfettamente felice.

Non te lo so dire perché, ma fa lo stesso effetto del respirare. E non chiedo perché respiro, viene da sé.

È come piangere, ridere, amare, soffrire, arrabbiarsi, gioire?  È quello che ti pare.

Ho la testa piena, ce l’ho da giorni: una cosa ormai mi è chiara, non voglio essere in competizione con nessuna donna per le grazie di un uomo.

Mentre penso al tuo fascino, per lo più solo immaginato, alla tua forza per lo più solo immaginata, al tuo distacco che ho subito probabilmente solo in parte, alla mia voglia di sentire di più, capire di più. 

Ma è molto più semplice di così: si vuole stare vicini o non si vuole stare vicini.

E possono andare bene entrambe le cose, pensare di poter controllarle è un’idea a volte consolatoria, altre semplicemente dannosa.

Ho voglia, di te.

Ma continuerò a salvarmi dalla tua mancanza, guardandola negli occhi, schivandola nelle parole che ho già letto e quelle che s’appunteranno come spilli sul petto.

Continuerò anche a salvarmi dai ricordi:

“Mi piace che tu non sia mai superficiale.”

Grazie. [non so poi se si debba ringraziare per una cosa che ti piace, che poi tu hai piacere doppio]

“Sei brava a darmi piacere.”

Egoista.

“Se fossi così egoista avrei goduto di più”

E come avresti fatto per godere di più?

“Mi sarei accampato sul tuo pianerottolo.”

Per tanto, forse troppo tempo ti dici: ancora un giorno, superane ancora uno e sopravvivrai a tutti gli altri che verranno. Questo è come una specie di “mantra” che continui a ripeterti.

E così non ti scrivo.

Evidentemente in cima a tutti i miei valori, a quella breve scala che per ora ho costruito la libertà continua a regnare sovrana.  

Libertà solitaria, che tutto fagocita.

Sento freddo pur sentendo caldo, sento un gran desiderio di mani che conoscano i punti da toccare o da evitare, mani che sappiano sfiorare e possedere con vigore.

Desiderio di labbra dolci, morbide, maleducate e brave a scoprire dove baciarmi per provocare infiniti brividi e vertigini peccaminose, voglio la pelle d’oca, i capezzoli turgidi da palpare, strizzare e mordere.

Non deve mancare il tuo sorriso malizioso, per tutto il tempo, gli occhi che continuano a scrutare sulle reazioni del mio corpo al toccare delle mani sapienti.

Voglio sentire il contatto con la pelle ustionante del tuo corpo che si (s)fonda con il mio… Voglio!

Voglio tutto quello che possiamo fare per unire e coinvolgere arti e sensi, voglio essere (s)montata, travolta, sbattuta e poi essere rimessa insieme… E ricominciare.

Ti voglio pensare toccandomi…

Se tu non dai più input ed è difficile farlo, si fa strada la percezione che la magia sia finita e l’interesse con essa.
Più è forte questa sensazione e più ho voglia che si avveri quel sogno di incontrarti ma benché tu lo abbia detto ho paura che non ti interessi. (un detto popolare dice che l’uomo non si tira mai indietro se c’è una scopata) invece io vorrei che se sarà quell’unica volta, se deve esserci, sia un gran bel ricordo.

“Come vorrei sconfiggere le barriere del tempo, di questo tempo che senza te, ancora ora è immobile, attimi statici senza fine” (cit.)

 

Marinella per @tantipensieri

Immagini da web

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