Cosa proverei?

Si parla tanto di violenza, ne parlano continuamente i TG, i giornali e i principali mezzi di comunicazione.
Per violenza tutti intendono un’aggressione fisica, ma si parla sempre poco di quel tipo di violenza che non lascia alcun livido.
Le parole! Noi uomini con la parola abbiamo rivoluzionato il nostro modo di pensare e comunicare riuscendo anche ad elevare questo tipo di linguaggio a un livello altissimo.
Ma a volte, spesso, non si riesce ad usare bene questo mezzo. La rabbia, la tristezza o qualunque altro stato d’animo condiziona il modo di pensare e di parlare e si usano frasi errate che, per chi ascolta, possono sembrare lame che trapassano il petto senza lasciar traccia.
Anche il silenzio è molto eloquente, quando qualcuno grida aiuto si tende a voltarsi dall’altra parte perché nessuno vuole problemi d’altri sulle proprie spalle: già è difficile sopportare il peso della propria esistenza, figuriamoci quelle altrui.
Di vocaboli ne vengono sprecati tanti, ma nessuno si è mai preoccupato a dosarli. Usare un contagocce, a volte, può migliorare una giornata, un periodo, una vita.
Si tende sempre ad offendere o criticare le scelte altrui senza però mai guardarsi allo specchio o cercare di immedesimarsi nella parte.
L’unica domanda da porsi è quella che nessuno si pone: “Cosa proverei io ad ascoltare quelle parole?”

Giuseppe Caputo per @tantipensieri
Immagine dal web

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